Simone Castelli

La mia passione per il legno è cominciata da piccolissimo
quando vivevo a Viareggio di fronte al mare e vicino al canale che, una volta attraversato tramite un ponticello, mi dava accesso a quel luogo per me magico e misterioso che era allora la “Vecchia Darsena”. All’epoca i cantieri di “Calafatti” a cielo aperto erano in pieno fermento e lì recuperavo i ritagli con cui costruivo barche in miniatura e oggetti il cui scopo era noto solo a me.
Nella mia memoria sono ancora scolpiti in maniera indelebile la luce calda e abbacinante del sole e l’ odore dei legni resinosi di pino marittimo, con cui si costruivano i pescherecci.
L’altra mia grande passione era la pittura,

che eseguivo con le matite e quelle grosse penne colorate che a seconda del pulsante che si schiacciava scrivevano in rosso, verde, blu o nero.
Ricordo che mi alzavo la mattina presto e con felicità disegnavo animali, piante e la meraviglia della vita che mi circondava.

Per non disturbare questa sensibilità con le interferenze della disciplina scolastica, mia madre decise di non mandarmi a scuola provvedendo lei stessa, professoressa di latino, alla mia educazione di base.

Suo padre, il nonno Augusto era un uomo dall’intelligenza acuta. Pioniere dell’industria automobilistica, ha registrato nella sua vita più di 100 brevetti, di cui quello più famoso è forse quello del “carburatore a lignite”, che nel dopoguerra cercò di risolvere i problemi dei trasporti dovuti alla carenza di nafta. Dopo che la fabbrica di Torino fu distrutta dai bombardamenti, si trasferì in Versilia, dove a Viareggio costruì un nuovo laboratorio.

E’ in questo luogo magico in cui, dopo una corsa sulla sua Alfa decappottabile, amava portarmi e in cui rimanevo estasiato di fronte ai modelli in legno di eucalipto, dipinti di rosso scuro, che servivano per realizzare le successive fusioni in ghisa.
Adesso, le esperienze vissute negli ultimi 30 anni mi hanno finalmente reso consapevole del rapporto privilegiato che ho avuto con queste figure importanti nella mia vita e del valore della carica creativa che mi hanno trasmesso come fonte di vita, come un sogno senza confini alla ricerca di quella materia viva e sensibile che per me è il legno.

Materia da amare senza esitazione o compromessi, da ricercare fino a recuperarne tutte le tracce e i segni, che trasformano la vita in magia e la materia in una parte inscindibile del tuo corpo.

Quegli anni meravigliosi mi hanno svelato un mondo fatto di emozioni e libertà, la libertà che custodisco ancora adesso intatta dentro di me.
Ho sempre cercato e trovato negli oggetti della natura il linguaggio segreto dei colori; nelle architetture consumate il segno nobile del tempo e delle mani degli uomini che hanno creato forme e simmetrie, ombre e luci.

Da sempre ho immagazzinato nel profondo la materia dei muri a calce, storti e umidi macchiati da tonalità ossidate, dei legni dei vecchi solai e di quelli portati dal mare. E ancora i rami del giardino che piallavo e lucidavo con la pelle di pescecane, come un segreto prezioso da custodire in maniera assoluta. 

Così, parallelamente agli studi, ho cominciato una continua raccolta di materiali edili di recupero strappati alle discariche: soffitti a cassettoni, vecchie travi, pavimenti in legno vecchi centinaia di anni, porte, pietre e tutto quello che, attraverso la forza della materia e del colore, stimolava la mia sensibilità. Da tutto ciò è nata quella volontà di condivisione del mio “Giardino Segreto” con il mondo attraverso la commercializzazione di quelli che amo chiamare “I miei Legni”. 

Approccio il mio che rispetta, ma allo stesso tempo va oltre, gli aspetti prettamente commerciali delle relazioni, privilegiando piuttosto la ricerca di emozioni ormai così rare e di conseguenza così preziose.

 La mia produzione è sempre stata indirizzata al manufatto e mai alla produzione di falegnameria tradizionale. Ho così cominciato la produzione di pavimenti in legno piallati a mano e parallelamente ho iniziato la ricerca, che continua tutt’oggi, sulle reazioni tanniche. Naturalmente la materia prima, il legno, principalmente di quercia, veniva allora, come del resto adesso, acquistata in foresta da tagli sostenibili effettuati in impiantazioni e mai in foreste naturali. Da allora la crescita della mia attività è stata progressiva e costante

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